Artista/Gruppo: Leon Redbone
Titolo: From Branch To Branch
Anno: 1981
Ripercorrere le vie del passato. La musica spesso si guarda indietro con nostalgia e ogni tanto arriva qualche eclettico artista a ridar linfa a un genere ormai abbandonato al ricordo. Accade anche che un’intera tradizione, qualora affondi i suoi ultimi respiri indietro di qualche secolo, potrebbe essere definitivamente sepolta.
A cavallo degli anni ’70/’80 Leon Redbone ha cercato di far rivivere con la sua chitarra e i musicisti di spessore con cui si è sempre circondato, un particolare genere teatrale e musicale del ‘700, il Vaudeville, molto in voga in Francia, ma poi riprodotto fino agli anni ’20 con il cinema muto.
Non è un caso che questo stranissimo artista abbia posto le sue radici in Canada, nell’Ontario, terra francofona e sempre ancorata al passato francese. Vi propongo From Branch To Branch, quarto lavoro di Redbone, del 1981, premettendo che a detta di molti non si tratta del suo miglior lavoro in assoluto, ma ci si avvicina.
Ulteriore premessa: reperire Leon Redbone ai negozi è impresa più che ardua. Per molto tempo mi sono dovuto accontentare di Champagne Charlie, il terzo album dell’artista, meno brillante e sicuramente meno barocco del primo. Poi, neanche a dirlo, la tanto agognata copertina mi si palesò davanti in un negozio di musica a Londra. E non è semplice trovarlo neanche su internet, non questo album.
Ovviamente non troverete solo le feste popolari d’oltralpe e i fasti teatrali di quell’epoca, anzi. Quello è solo il leit motiv con cui Redbone compie un recupero formale di parte del jazz e del blues anni ’20. La sua passione per quegli anni lo porterà a datare la sua nascita addirittura al 29 ottobre 1929, anno in cui scoppiò il famoso crack finanziario.
La sua è una biografia all’insegna del mistero, che lui è sempre riuscito a celare, nonostante sia ancora in vita. Secondo il Toronto Star è originario di Cipro, il suo vero nome allora fu Dickran Gobalian e si trasferì in Canada cambiando identità. Look retro, cappelli Panama, stravaganti cravattini, guanti neri, occhiali scuri e soprattutto lunghi baffoni che spesso lo hanno accostato a Frank Zappa. Pensare che quando Zappa era ancora in vita, ma anche dopo la sua morte, ci sono stati casi in cui, quando Redbone arrivava in città a suonare qualcuno credeva di andare a vedere Frank Zappa.
Inutile immaginare la faccia di costoro una volta iniziato il concerto. Tutt’altra musica. Descrivere ogni singola canzone di questo disco è impresa ardua, meglio ascoltarlo dall’inizio alla fine e cercare di cogliere nel profondo l’essenza di questo bizzarro personaggio. Lo stile chitarristico preciso, mai virtuoso, si rifà al ragtime, al jazz, al blues delle origini.
La voce è a volte rauca, spesso cade in puri vagiti di yodel, un’aria di freschezza e di novità nella sua assoluta antichità. In particolare sarebbe da ammirare come venga stravolta Why di Jelly Roll Morton o When You Wish Upon A Star di Leigh Harline e Ned Washington e resa celeberrima dalla vibrante voce di Armstrong. Colpisce poi la varietà di strumentisti e di strumenti al seguito, usuali, come trombone e clarinetto e meno usuali, come la tuba, un fiato utilizzato per vibrare pesanti accenti bassi.
Un album che a me piace molto, ma che all’inizio potrebbe risultare altrettanto spigoloso e difficile da digerire. Se lo si intraprende senza una generica conoscenza del ragtime, di Scott Joplin, James P. Johnson, è assai arduo comprendere il tentativo di parodia di Redbone. Ciò che è accaduto a me con Champagne Charlie. Ho amato Redbone dopo aver magiato per due anni quasi esclusivamente jazz anni ’20/’30. Il rischio è che i meno affezionati a generi molto antiquati potrebbero sentirsi a disagio ad ascoltare Redbone assieme al nonno, chi soffre di anacronismo lo troverà invece delizioso e appropriato. Premio all’originalità associata alla indiscussa qualità artistica: voto 6,8.
Track listing
1.(Mama’a Got a Baby Named) Te Na Na (Redbone) – 2:58
2.A Hot Time in the Old Town Tonight (Redbone) – 3:00
3.Sweet Mama (Papa’s Getting Mad) (Peter Frost, George Little, Fred Rose) – 2:42
4.Step It up and Go (Redbone) – 3:40
5.Your Cheatin’ Heart (Hank Williams) – 3:02
6.Seduced (Gary Tigerman) – 2:40
7.Why (Jelly Roll Morton, Ed Werac) – 4:42
8.My Blue Heaven (Walter Donaldson, George Whiting) – 2:21
9.Extra Blues (Redbone) – 4:03
10.When You Wish upon a Star (Leigh Harline, Ned Washington) – 2:01
11.Prairie Lullaby (Jimmie Rodgers) – 3:30
Personale
* Leon Redbone – vocals, guitar
* Dr. John – piano, drums, hambone
* Mitch Holder – guitar
* Ralph Humphrey – drums
* Tim May – banjo
* Grady Tate – drums
* Terry Waldo – drums
* Michael Braun – drums
* Bob Cranshaw – bass, vibraphone
* Jonathan Dorn – tuba
* Tom Artin – trombone
* Vince Giordano – sax
* Bobby Gordon – clarinet, sax
* Jack Maheu – clarinet
* Victor Morosco – clarinet
* Robert Payne – trombone
* Ed Polcer – trumpet
* Jim Rothermel – clarinet, saxophone
* Jim Self – tuba
* Dick Halligan – arranger
* William S. Fischer – string arrangements
Sidistef
Una Risposta to “Leon Redbone – From Branch To Branch (1981)”